Con l’estrazione, avvenuta domenica 30 settembre, delle dieci contrade partecipanti al Palio straordinario del 20 ottobre, voluto per ricordare il centenario della fine della prima guerra mondiale, si era di nuovo messa in moto l’organizzazione della festa cittadina con i suoi ritmi, le sue tradizioni.
Torre, Lupa, Chiocciola, Oca, Drago,Tartuca, Selva, Civetta, Nicchio,Giraffa le Contrade estratte per la carriera autunnale.
Il <cencio> del pittore torinese Gian Marco Montesano, è stato, poi, portato nella Basilica di San Domenico e benedetto da Padre Alfredo Scarciglia.
In un’atmosfera emozionante, scandita dal rullo dei tamburi, di fronte alle Autorità cittadine, alle contrade e a tante persone, il sacerdote ha ricordato le parole di fuoco di Santa Caterina che esortavano alla concordia, il messaggio di pace di Papa Francesco, le invocazioni a cessare un’inutile strage rivolte nel 1917 da Papa Benedetto XV ai capi dei popoli belligeranti.
Padre Alfredo ha sottolineato anche che il monumento ai caduti della prima guerra mondiale, che si trova nella Basilica di San Domenico, opera dello scultore Fulvio Corsini, fu voluto dalle madri e vedove a ricordo dei senesi che in tale conflitto sacrificarono la loro vita.
Davanti a questa scultura è stata deposta dall’Amministrazione Comunale una corona d’alloro ed il versetto dello stesso padre domenicano che, riferito al drappellone, recita<Un effluvio di rose mi sorprende e penso: queste rose han petali di pace>.
In effetti, nel dipinto, un fante del Piave porge delle rose, baciandole la mano, ad una bella ragazza: omaggio alla Bellezza, alla Pace, all’Amore.
<Ho cercato-ha spiegato l’artista- un drappellone allusivo e laicamente religioso. La presenza femminile, sia pure con valenza assolutamente diversa, allude alla figura sacra che domina la storia iconografica nei dipinti del Palio.>
Nella Basilica di San Domenico,sabato 20, al termine della corsa, sul far della sera, si è recato giubilante il popolo della Contrada della Tartuca, Contrada vincitrice con il cavallino scosso, giunto al traguardo seguito dalla rivale. Qui è stato di nuovo portato il <cencio>, ed i tartuchini hanno intonato l’inno di ringraziamento, il <Maria Mater gratiae> urlato tra la commozione, gli abbracci, i pianti, l’esplosione di una gioia incontenibile.
È un rito che hanno vissuto i nostri avi, un rito sempre antico e sempre nuovo, un rito che viviamo oggi, che vivranno le generazioni future.
È il cuore di Siena orgogliosa della sua tradizione che palpita, che teme, piange, gioisce, ripercorrendo quasi in parallelo le trepidazioni, i sentimenti e le emozioni che caratterizzano le fasi della vita.
È la manifestazione genuina di una fede popolare, anche se sui generis, quel canto urlato alla Vergine, Patrona e Regina della nostra città.
Questa radice di sacro, che connota la festa del Palio , deve essere richiamata, indicata e trasmessa ai posteri, nella consapevolezza che solo da Maria SS. può venire il bene supremo per la nostra terra, per i suoi abitanti.