Lunedì 21 gennaio, presso la chiesa di San Cristoforo, si è ripetuto l’appuntamento mensile per la recita del Santo Rosario per i cristiani perseguitati.
L’iniziativa del Comitato Nazarat ha coinvolto i fedeli presenti a pregare per i perseguitati della Nigeria, dopo la lettura della testimonianza di padre Joseph Fidelis Bature, 38 anni, sacerdote di quella terra.
<Noi, cristiani in Nigeria, siamo a rischio estinzione>-sono state le sue parole .
Nel 2014 con Boko Horam la Nigeria divenne Califfato; la diocesi settentrionale di Maiduguri (Borno) era circondata dai jihadisti.
La Conferenza episcopale nigeriana offrì la possibilità ai sacerdoti nelle aree più a rischio di abbandonare momentaneamente quei luoghi, ma padre Joseph rifiutò dicendo <meglio morire in chiesa per la nostra fede che scappare, perché la fede è più importante della vita> e continuò la sua missione tra i cristiani perseguitati.
Dopo la sconfitta di Boko, i jihadisti hanno diminuito la loro attività, ma da alcuni mesi, in seguito all’affiliazione allo Stato islamico, gli attentati sono ricominciati a ritmo preoccupante.
La Diocesi di padre Joseph è l’epicentro dell’azione e della persecuzione: 2 milioni di sfollati, per lo più donne e bambini, vivono in campi profughi.
Secondo Amnesty International negli ultimi tre anni sono morte 3641 persone; il tentativo è di espellere i cristiani da tutta l’Africa occidentale.
Padre Joseph si trova adesso a Roma per motivi di studio, ma ha ancora incubi per le violenze cui ha assistito. L’intenzione è quella di tornare presto in Nigeria.
<Per noi nigeriani la fede vale più di tutto, anche della vita> ama ripetere. <Rimarreste stupiti- aggiunge -di vedere quante persone, nonostante le difficoltà, conducono una vita felice. Siamo stati messi a dura prova ma abbiamo sperimentato una forza, un’unità, una ricchezza che solo la fede può dare. Abbiamo visto che Dio c’è davvero e soffre con noi >