Le celebrazioni cateriniane sono iniziate con la Messa alle ore 11, presieduta dal nostro arcivescovo, cardinale Augusto Paolo Lojudice, al santuario-casa di santa Caterina, lunedì 29 aprile, giorno del suo dies natalis.
Presenti il rettore del santuario, monsignor Benedetto Rossi, il vice-rettore, don Vittorio Giglio, padre Alfredo Scarciglia, parroco di San Domenico ed assistente ecclesiastico dell’associazione internazionale dei caterinati, numerosi sacerdoti, caterinati, personale infermieristico, alcune autorità, tra le quali il rettore dell’Università degli studi di Siena e moltissimi fedeli.
A tutti il cardinale Lojudice ha rivolto il proprio saluto, sottolineando che la comunità senese è legata a santa Caterina, la santa che si identifica con la città di Siena, la santa che ha saputo parlare ai grandi ed ai potenti del suo tempo, che non ha taciuto le difficoltà della Chiesa e della società, che ha operato nel campo civile e nella carità, che ci ha lasciato tracce da seguire per migliorare la realtà, diversa da quella in cui è vissuta, ma pur sempre piena di insidie e tribolazioni.
Il Cardinale ha, poi, evidenziato, nell’omelia, la vita di santa Caterina, canonizzata nel 1461 da papa Pio II Piccolomini, co-patrona di Roma, patrona d’Italia, dal 1970 dottore della Chiesa e co-patrona d’Europa dal 1999.
Tanti sono i titoli che la rendono come colei che ha lasciato un solco indelebile, tanti i temi, anche complessi, che la Santa ha trattato, tanti i linguaggi, dettati dal suo fuoco ardente, che hanno attraversato i secoli.
L’Arcivescovo ha ricordato le parole della Santa rivolte ai sacerdoti, ma anche ai laici, che hanno il dovere di accompagnarli nel loro servizio. Sì, laici, uomini e donne, giovani e adulti devono svolgere con la preghiera l’esercizio del loro ministero laicale, un accompagnamento per i loro pastori nel cammino della santità.
Caterina parla della dignità sublime del sacerdote, ma non nasconde l’indegnità di molti e l’urgente reformatio della gerarchia ecclesiale.
L’amore e l’obbedienza al Papa (che la Santa chiama il dolce Cristo in terra) ed ai sacerdoti sono presenti in lei, che, tuttavia, avverte la necessità di una riforma dei costumi della Chiesa, denunciando l’insensibilità della coscienza e dell’amor proprio, la lussuria, la superbia, ecc. per il raggiungimento di scopi malvagi in molti di coloro che dovrebbero rappresentare il corpo mistico e si rivelano, invece, piante da sradicare e sostituire.
La nostra Santa auspica una riforma per il clero, affinché ogni sacerdote, memore del momento della propria ordinazione, sia veramente il padre, il fratello e il figlio per tutte le persone che incontra.
Sacerdoti, figli che devono crescere per trovare la santità, che per questo, ci dice Caterina, hanno bisogno della nostra preghiera per giungere alla purezza del cuore.
Ai sacerdoti, che, come ogni persona, sono alla ricerca di Dio, Caterina dice che la sola certezza, che può fugare ogni dubbio, è l’amore del Padre per ogni sua creatura. Nella propria storia personale occorre che ognuno di noi, laico o sacerdote, appartenente all’unico corpo che è la Chiesa, sappia aprire con disponibilità il proprio cuore e la propria anima per avere risposta ai dubbi, alle perplessità, alle domande.
Maria Teresa Stefanelli