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GIUBILEO, A TOR VERGATA 1 MILIONE DI GIOVANI CON LEONE XIV. LA RIFLESSIONE DEL CARD. LOJUDICE

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Il card. Augusto Paolo Lojudice su Avvenire oggi riflette sul milione di giovani che erano ieri sera a Tor Vergata e che oggi parteciperanno alla Santa messa con Leone XIV.

“Essere a Tor Vergata, ancora una volta dopo 25 anni, è scuola di umanità e di condivisione. Vorrei che dal Giubileo dei giovani si alzasse un fortissimo anelito di pace, una richiesta collettiva così travolgente e intensa da non poter essere ignorata dai potenti della terra che mettono a rischio il futuro di tutti. Mai più la guerra”. A dirlo è il cardinale Augusto Paolo Lojudice, presidente dei vescovi toscani che ieri sera ha condiviso con i ragazzi di Siena e Montepulciano l’emozione e la spiritualità profonda della veglia insieme al Santo Padre Leone XIV ed oggi concelebrerà con il Pontefice.

“Venticinque anni fa – racconta il cardinale – ero il parroco di Tor Bella Monaca dove accogliemmo per il servizio mensa, tantissimi dei ragazzi della spianata di Tor Vergata. Erano tempi diversi, senza ancora la “dittatura dei social” e dei telefonini. I giovani erano stupendi allora come oggi, ma con la voglia di stare insieme uno accanto all’altro”. Tanti, ora adulti (compreso il parroco del Quarticciolo che ci ha accolto) legano a quella notte del 2000 la scoperta della loro vocazione.

“Oggi la tecnologia – aggiunge – fa sentire meno l’esigenza di stringersi in uno stesso luogo. Ma è anche vero le chat non possono sostituire la coesione e l’effetto paradossale e contrario della globalizzazione hi tech che rende tutti più soli”.

“Sono qui con i ragazzi – racconta il cardinale – che hanno nel cuore le stesse domande di senso e di felicità dei giovani del 2000.  Stare al passo, dialogare, mettersi nei loro panni ci aiuta ad educare, a dire i no e i sì giusti. Già allora avevamo il problema di rendere interessante la nostra proposta: adesso ci sono nell’aria virus più insidiosi e chi viene a Roma è ancora più motivato e compie una scelta contro corrente, mettendosi in gioco rispetto a un clima generale che induce all’indifferenza e al disimpegno”.

“Nessuno – aggiunge – è qui per fare una passeggiata. Siamo venuti a Roma per vivere un’esperienza forte, vera, di Chiesa. E per testimoniare che siamo fratelli in Cristo, pronti a costruire qualcosa di bello e di buono”.

“Ai ragazzi che sono qui con me – continua – dico sempre che anche quando vi sentite piccoli, inadeguati o insignificanti, ricordate che dentro ciascuno di voi c’è un grande tesoro. Il Regno di Dio è simile a un granello che cresce, a un pizzico di lievito che fermenta tutto l’impasto. Anche da una sola parola, da un gesto, può sbocciare qualcosa di grande”.

“In questa epoca – sottolinea – è sempre più evidente come la libertà costi fatica e che la fede chiede tempo. Non possiamo creare un Dio a nostra immagine e somiglianza, che ci accontenta subito. Dio si rivela nel cammino, nella storia, nella realtà quotidiana, non in una risposta preconfezionata”.

“Gesù – aggiunge il Cardinale – non ci ha detto com’è il paradiso. Ci ha detto di preoccuparci del presente. Perché, se guardi solo avanti, rischi di cadere nel fosso. Il Regno di Dio si costruisce qui, oggi, in quello che fai, in quello che dici, in come ti relazioni. È un bicchiere d’acqua, un gesto buono, una carezza data a chi soffre”.

“Per questo ai nostri ragazzi – continua – abbiamo chiesto di farsi dono per ogni persona incontrata in questi giorni – altri pellegrini, volontari, passanti. Anche chi non lo ha chiesto. Perché la ricchezza che i nostri giovani hanno dentro diventi dono formidabile per chi ha bisogno, ora o magari in futuro”.

“Sono  tantissimi i giovani  qui a Tor Vergata – conclude Lojudice – che sono a Roma per celebrare la bellezza dell’essere cristiani e l’importanza di farsi testimoni di speranza nella nostra vita di tutti i giorni e in tempi così cupi. Questa gioia invada il mondo: ne ha veramente bisogno ”.

 

 

 

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