Scroll Top

Dopo 35 anni don Lorenzini torna nella sua Ravacciano

Locandina_don-Francesco-Lorenzini-Alberino-240x24

Il 18 Settembre 2021 la comunità dell’Alberino accoglie nella chiesa dell’Immacolata i resti mortali di don Francesco Lorenzini che ne è stato parroco per 37 anni (1949-1986).

 

E’ un gesto di riconoscenza:

 

Verso chi si è immedesimato ed ha vivacizzato  con le sue doti di uomo, di artista e di sacerdote il popoloso e popolare quartiere di Ravacciano.

Verso chi ha insegnato a stupirsi del luccichio delle stelle e a ringraziarne Dio.

Verso chi riusciva ad incantare i bambini che, ascoltando la sua voce, scoprivano e penetravano i misteri delle parabole del Regno.

Riconoscenza verso chi ha fatto dell’umanità il centro e lo scopo di un’azione pastorale gioiosa, intelligente, omnicomprensiva.

Caro Don Francesco la tua gente ti accoglie con gioia.

Sono le ragazze e i ragazzi del secolo scorso che ricordano la bellezza degli anni vissuti con te. Sogni ed esperienze che non si dimenticano

Quei giovani sono oggi le mamme e i babbi che tramandano ai figli i valori che da te hanno imparato. “Scrivi Leone, pecorella di Dio, ivi è perfetta letitia”

Caro Don Francesco riposa in pace.

Sei tornato nella tua chiesa. Da qui puoi ascoltare di nuovo lo scampanio delle tue campane e il chiasso gioioso dei bambini al ‘campino’. Una musica che ben conosci. Era quella che ritmava le tue giornate.

Qui sei meno solo. Al di là di una parete, all’ombra di una rosa, vicino a te riposa Black, il tuo amico fedele.

Don Francesco Lorenzini, nato a Siena il 6 marzo 1924 imparò dai genitori l’amore a Dio e a l’umanità per questo all’età di dodici anni nel 1936 entro in seminario. Terminati gli anni di formazione, l’arcivescovo Mons. Toccabelli lo consacrò sacerdote 29 giugno 1946. Dopo circa due anni di viceparroco a Presciano, il 19 giugno 1949, viene nominato parroco della parrocchia di San Francesco all’Alberino. Lui, Francesco, si insediò provvidenzialmente nel luogo del poverello di Assisi e quel piccolo testamento proprio scritto li diventa il programma del Don “Amore fraterno, povertà e obbedienza alla chiesa”. Non ha mai fatto differenza di persona, tutti ha amato indistintamente. Ha sempre vissuto con semplicità, diceva:” sono venuto all’Alberino in bicicletta e con lo stesso mezzo tornerò via”. Sua costante preoccupazione era far crescere la sua comunità e soprattutto i ragazzi e giovani, come Gesù “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.” (Lc.2,52).

Per questo motivo si è preoccupato di fornire gli strumenti perché questo avvenisse. Fedele al suo impegno, istituì un asilo al pian terreno dell’eremo francescano e sollecitato da alcuni giovani, nello stesso anno, fu fondato il gruppo Sportivo Filodrammatico dell’Alberino. La popolazione cresceva ed aveva bisogno di nuovi spazzi adeguati. Nel 1950 inizia la costruzione degli ambienti polivalenti, asilo, cinema, teatro, sale di ritrovo e catechesi, inaugurate da Mons. Tocabelli in due momenti 22 maggio e 29 novembre del 1952.

La comunità cresce nella fede nella misura in cui si incontra nella preghiera e la chiesina dell’eremo non era più sufficiente, per questo il 13 maggio del 1956 fu posta la prima pietra della nuova chiesa dedicata all’immacolata e l’8 dicembre del 1960 fu consacrata.

Per la grande devozione mariana, l’artista Don Francesco, nel transetto di sinistra, volle mettere la sua Siena e la sua comunità di Ravacciano sotto il manto protettore di Maria.

Ma soprattutto nell’altare maggiore, espressione visiva della sua visione della storia dell’umanità e della sua comunità, “storia di salvezza”; storia che parte dall’antico testamento per arrivare a Cristo, i martiri cristiani ed i martiri moderni che consciamente od inconsciamente hanno offerto la loro vita per amore a Cristo ed ai fratelli. Il lavoro intellettuale e scientifico, il lavoro manuale, la sua gente è rappresentata con le loro fatiche e sofferenze in un unico sacrificio unito a quello di Cristo offerto su quell’altare.

Don Francesco uomo instancabile, da mille attività, la sua fantasia artistica e pastorale a servizio del regno. Piccolo clero, campi scuola , palio dei ragazzi, colonia marina, pellegrinaggi a Lourdes, la marcia della speranza ad Assisi, le recite,  il campino, le stanze del focolare, la raccolta della carta, tutto per crescere insieme nell’amore a Gesù.

Ormai debilitato passa gli ultimi anni della sua vita nell’eremo della vita eterna, comunità di oblati benedettini. Tornò all’Alberino per ringraziare il Signore , insieme alla comunità di Ravacciano, nel cinquantesimo di sacerdozio 29 giugno 1996, ritorna oggi, 18 settembre 2021,  per restare per  sempre con la sua gente.

Preferenze Privacy
Quando visiti il ​​nostro sito Web, è possibile che vengano archiviate informazioni tramite il browser da servizi specifici, solitamente sotto forma di cookie. Qui puoi modificare le tue preferenze sulla privacy. Tieni presente che il blocco di alcuni tipi di cookie potrebbe influire sulla tua esperienza sul nostro sito Web e sui servizi che offriamo.