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I PRIMI 1000 GIORNI DI UN BAMBINO SEGNERANNO LA SUA VITA, A SIENA UNA CONVEGNO

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Lunedì scorso all’ospedale Le Scotte di Siena si è tenuto il convegno su “Consenso e percezione del dolore nel minore”. Tra i relatori il Prof. Carlo Bellieni* dell’Università di Siena, che ha proposto – su Toscana Oggi – un’attenta riflessione su questo tema così delicato e poco conosciuto.

Bellieni fa parte anche della commissione Sp.A.M. Spazio ai Minori” dell’Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino per la Tutela dei Minori, 

Qui di seguito il testo:

Esiste un’epoca della vita che segna la vita più di altre. Sono i primi 1000 giorni di vita. Se ci si fa caso, dal concepimento al compimento del secondo anno passano esattamente 1000 giorni. Sono giorni di turbolenza, di crescita affannosa, di differenziazione delle cellule e degli organi, di apprendimento, di rapporti. E quello che segna nel bene e nel male questi primi 1000 giorni segnerà il resto della vita. In questi giorni “d’oro” l’arrivo di sostanze inquinanti darà esiti gravi a distanza, così come la denutrizione o la nutrizione sbagliata. Tutto questo perché gli stimoli buoni o cattivi in questo periodo hanno un effetto particolare: attivare o disattivare dei geni del DNA: si chiama effetto epigenetico.

Altrettanto importante è l’insorgere dei primi segnali di attaccamento, di affetto, di autonomia nell’essere umano. Anche le coccole della mamma (o la loro assenza) segneranno il bambino per il resto della vita; certo, non sarà un determinismo meccanico, ma occorre sapere che trattare bene o trattare male un bambino in questo periodo lo segnerà.

Sono i mesi in cui avviene il processo dell’attaccamento ai genitori e in particolare alla mamma, che, secondo lo psicologo John Bowlby, dovrà essere un “porto sicuro” per le esperienze del bambino. Per Donald Winnicott la mamma apre la strada alla vita e all’autonomia prima con il tempo dell’abbraccio, poi con quello del contatto e quindi con quello del presentare al figlio gli oggetti, la realtà. Non serve, spiega Winnicott, che la mamma sia perfetta: non esiste. Occorre che sia, dice, “sufficientemente buona”, cioè in grado di abbracciare al momento giusto e di lasciar andare poi.

In questo periodo il figlio apprende a voler bene a se stesso attraverso lo sguardo dei genitori. Si sentirà bello, buono, se lo sguardo dei genitori gi ha espresso questi sentimenti. Addirittura il tipo di attaccamento col partner da adulti, secondo gli studi di Mary Aim e Mary Ainswhorth, il modo di agire col fidanzato, con la moglie, si forma nel primo anno di vita.

Purtroppo nessuno insegna questo agli studenti nelle scuole, e ai neo-genitori il figlio sembrerà un bambolotto le cui esperienze contano e conteranno poco, i cui dolori si dimenticheranno, la cui solitudine può essere rimpiazzata da un tablet. Sbagliato. Il bambino non è un bambolotto: capisce molto più di quanto sembri e soffre talora in modi che si ripercuoteranno nel tempo. Se la violenza fisica è ormai entrata fortunatamente nel libro nero delle cose da condannare, è il momento che vi entri anche la violenza morale, quella che sembra sbadataggine, quella che è dovuta all’imperativo sociale dei ritmi di lavoro. Quella di cui sono il triste simbolo i bambini dimenticati in auto, i microchip per ritrovarli se si perdono (perché sappiamo di non saper seguirli abbastanza) e quella dei “giochi intelligenti” fatti per lasciare i bambini in un cantuccio senza disturbare. Quella che non insegna alla famiglia la fame di rapporto fisico che ha il bambino. E i bambini fanno sempre più capricci, ma vi diranno che le lacrime da capriccio sono passeggere: mai cosa più sbagliata. Il capriccio del bambino è un messaggio forte del disagio di una partenza della vita sbagliata: noi lo interpretiamo come “Voglio il dolce!”, lui invece ci vuole dire – spesso disperato – :“Io voglio te!”.

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