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MESSA DEL CRISMA, CARD. LOJUDICE, “LA CHIESA, UN CORPO UNICO”

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Ieri pomeriggio nel Duomo di Siena la Messa del Crisma presieduta dal Card. Augusto Paolo Lojudice. Qui di seguito una sintesi dell’omelia a cura di Maria Teresa Stefanelli.

L’arcivescovo, nella sua omelia, si è rivolto ai sacerdoti, ai laici riuniti in preghiera per i propri ministri, ricordando il cammino comune, un cammino sinodale che è tempo, modo, stile di essere Chiesa, uniti anche a coloro che sono più lontani, non solo geograficamente.

Nella messa crismale i sacerdoti sono riuniti in un solo corpo intorno al Vescovo, è un momento solenne, quest’anno la riflessione è centrata sulla fede, che nel Vescovo e nei presbiteri è data per scontata, ma non è così.

Nei vari incontri con il clero-ha detto l’arcivescovo- spesso si parla di impegni, di temi pastorali, poche volte della propria esperienza di fede ed una fede muta rischia di divenire sterile.

Il sacerdote dovrebbe leggere la Parola nel vivo della propria storia, attraverso la riflessione, il dialogo, il racconto della propria esistenza, mettersi in gioco come credente.

Ai laici,soprattutto ai più impegnati,  spetta il compito di aiutare i sacerdoti con la preghiera, poiché ognuno di loro può scivolare in una povertà spirituale, in una scissione tra aspetto pubblico e aspetto intimo che nessuno vede, ma che è data dalla fatica, talora dalla disaffezione.

Talvolta può accadere che il sacerdote si trovi in una situazione di contraddizione anche su affermazioni sul piano morale: il sacramento della confessione può aiutare il  prete a convertirsi, a fare ordine nella propria vita interiore.

Tempi complessi come i nostri, segnati da malattie, femminicidi, stragi di bimbi innocenti nelle guerre richiedono, inoltre, empatia da parte dei sacerdoti, uomini immersi nel quotidiano.

La solidarietà, altro tema sottolineato dal nostro arcivescovo.

 Una società solida-ha detto- sa dare una mano a tutti i suoi componenti; anche nella nostra realtà ci sono richieste di aiuto, di accoglienza, alle quali deve essere data una risposta, come sta facendo la Caritas diocesana, impegnata a dare alloggio ed a venire incontro ai bisogni di giovani pakistani, di famiglie ucraine.

La Chiesa, infine, ha il compito di capire senza compiangere e giudicare, di leggere la realtà mettendosi nei panni delle posizioni contrapposte, ognuna con indubbi torti e con comprensibili ragioni, anche nei recenti conflitti.

Non c’è terra di buoni e terra di cattivi, dobbiamo cercare di contribuire ad armonizzare i contrasti, concentrati nel vivere il presente, preparando il futuro con intelligenza, serietà, armonia.

Vanno cercate, con creatività e fantasia, risposte diverse per la gente di oggi; i ministri devono essere capaci di riscaldare il cuore della gente, come aveva detto papa Francesco parlando ai Vescovi  del Brasile.

Tempi difficili ci sono sempre stati, ora più che mai c’è bisogno di una prospettiva, in particolare per i giovani che desiderano essere attivi, impegnati.

Guardare al desiderio di ognuno, anche questo è compito del sacerdote, la persona che François Mauriac definiva un enigma, un insieme di forza e debolezza, incomprensibile a se stesso, perché in lui si consuma il mistero di un uomo che opera in persona Christi, chiamato più di ogni altro alla santità.

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